Mer. Mag 14th, 2025
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Da quando Prometeo ha rubato il fuoco agli dei, consegnando all’uomo la tecnica e la conoscenza, ha avuto inizio un percorso verso la trasformazione e l’azione nel mondo operato dai maschi, in grado di forgiare il loro destino doloroso e tormentato dall’amore sensuale. Esiodo scrive che Zeus s’adirò contro Prometeo ordinando a Efesto di creare una statua, una figura femminile di grande bellezza che gli Dei adornarono di tutti i pregi possibili, a cui venne dato il nome di Pandora, colei che è fornita di tutti i doni: “O figliolo di Giapeto, tu che sei il più ingegnoso di tutti, ti rallegri di aver rubato il Fuoco e di avere eluso i miei voleri: ma hai preparato grande pena a te stesso e agli uomini che dovranno venire. A loro, qual pena del fuoco, io darò un male del quale tutti si rallegreranno nel cuore, facendo feste allo stesso loro male”. Così parlò, poi rise il Padre degli uomini e degli Dèi”. (Esiodo, Le opere e i giorni, 54-59). Così fu creata la donna, Pandora, che avrebbe distribuito i mali nel mondo ed incastrato l’uomo nell’amore sensuale, come in una prigione.

Da quando la donna creata da Dio dalla costola dell’uomo, essi sono stati indotti nella tentazione del frutto proibito, condannati a lavorare la terra con il sudore e a trasmettere all’umanità futura la colpa originaria, traghettandola attraverso la storia. Rei di disobbedienza, portano il fardello della guida, del lavoro duro e della direzione di clan, tribù, famiglie, frutto di narrazioni che giustificano l’esistenza del male nel mondo con una teodicea antropocentrica.
Uomini forti e cacciatori delle caverne, uomini agricoltori, uomini guerrieri, uomini condottieri, maschi che devono incarnare la virilità come virtù principale a causa della disobbedienza e del libero arbitrio.

Nell’economia di sussistenza delle società pre-statali, la virilità coincideva con la capacità di cacciare, difendere, sopravvivere: il corpo maschile, allenato all’endurance e alla violenza necessaria, era l’equivalente simbolico della potenza collettiva, ma già nei primi culti, tra statuette votive e pitture rupestri, il principio maschile non è rappresentato come dominatore, bensì come complemento – o, spesso, ancella – del principio generativo femminile.

Con l’emergere delle civiltà agrarie e delle prime stratificazioni sociali, il maschio viene istituzionalizzato, in Mesopotamia e in Egitto la sua funzione si distacca dalla mera forza fisica, per diventare principio ordinatore, dove ill faraone e il re-sacerdote incarnano il legame fra Cielo e Terra, fra potere e cosmo. Qui la virilità si configura non più solo con la potenza, ma diventa gerarchia, dominio teologico e proprietà.
Atene sarà il punto più alto di questa transizione: il cittadino maschio è tanto guerriero quanto filosofo. Eppure, il suo prestigio si costruisce sull’esclusione: le donne, gli schiavi, i meteci – ovvero la maggioranza della popolazione – sono esterni alla polis come spazio di parola e decisione. La maschilità ateniese è, dunque, un costrutto aristocratico, che si difende attraverso l’educazione e l’autocontrollo, è nel logos, non nel pathos, che si forma l’ideale virile.
Roma, infine, ne farà un’istituzione domestica e militare. Il pater familias esercita potere di vita e di morte, ma sotto l’egida di un’etica del dovere: virtus, gravitas e pietas. Il cittadino romano è prima di tutto responsabile del mantenimento dell’ordine, in ciò, la maschilità romana è già moderna: non è libera, ma obbligata a funzionare secondo le regole dell’Impero e della proprietà. Il maschio è insieme soggetto attivo e ingranaggio disciplinato. Nel Novecento, secolo più violento della storia, l’uomo è carne da sacrificare nelle guerre, non importa se ben addestrato, sono numeri da immolare nel nome delle nazioni, ma nel secondo dopoguerra, quando le donne cominciano a promuovere la loro opera di emancipazione sociale, culturale, sessuale e storica, il ruolo del maschio si attua verso una transizione rivoluzionaria.

Uomini che devono incarnare ancora la forza, il coraggio, il valore, ma si scoprono, in seguito al contributo notevole della rivoluzione psicoanalitica di Freud, lacerati nel loro Io più profondo. Si ritrovano contestati, deboli, il maschile e il femminile non sono più estrema scissione, ma tentano una sintesi equilibrata per preservare la salute della psiche.
Uomini chiusi in un costrutto di patriarcato dominante che cercano una nuova identità, ma non possono permettersi la debolezza, uomini in balìa dei giudizi delle donne, padri minacciati e violentati nel profondo da madri potenti che negano loro la paternità.
Uomini accusati, a volte colpevoli, a volte innocenti, si trovano a pagare il prezzo di una storia troppo elusiva nei confronti delle donne.
Uomini contemporanei costretti ad adattarsi ai ruoli fluidi delle società, uomini che non possono piangere, commuoversi, disperarsi, perchè ancora rinchiusi nel mito del “sesso forte”.
Forti non sono, ma costretti a vivere nei precetti di una società che li mantiene nell’ambizione sociale ed economica, uomini che pagano materialmente e psicologicamente un divorzio.
Uomini puniti, uomini selezionati ed ingabbiati nel giudizio sociale e culturale che li condanna a priori per colpe pregresse, in cui essi non si riconoscono.
Uomini che non hanno il diritto di non essere forti, di prendersi cura, di essere riconosciuti anche in ruoli non predeterminati. Uomini che lottano per i figli, uomini privati dello status di paternità per vendette immorali di donne convinte di affermarsi utilizzando il ricatto.

Nato maschio, nella speranza che fosse femmina, nato oggi alla ricerca di una nuova identità.

“Essere uomo significa essere responsabile” H.Arendt.

di Annachiara Borsci

Annachiara Borsci è docente di Filosofia e Storia al Liceo "Moscati" di Grottaglie (TA). Dopo la Laurea in Filosofia, conseguita all'Unisalento di Lecce nel 2004, ha proseguito gli studi conseguendo nel 2009 il Dottorato di ricerca in discipline storico- filosofiche presso la stessa Università di Lecce sul pensiero di Hannah Arendt dal titolo "Il problema del male e la rifondazione della politica".

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