Sab. Ott 12th, 2024
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Mitra, la famosa divinità della religione persiana, è un dio molto antico. Si parla, infatti, di lui da oltre 1000 anni avanti Cristo. Il mitraismo era molto conosciuto anche in epoca romana, dove si diffuse come alternativa alla religione ufficiale. Non a caso vi furono famiglie e dinastie, dette mitridate (ovvero protette da Mitra), nella zona geografica del Ponto e da lì poi verso l’Impero romano, che seguivano queste credenze. Il primo punto di contatto fra l’Oriente e Roma probabilmente fu proprio a causa di queste famiglie che intrapresero alcune campagne militari contro l’impero occidentale, imponendo il loro credo quasi con la forza.

Il culto di questo dio è avvolto nel mistero e le sue origini sono sparse e confuse in diverse fonti, quasi interamente orali. Egli viene affiancato non solo alle divinità persiane, ma anche a quelle indiane e iraniche e fu persino citato anche dal profeta Zarathustra.

Secondo la leggenda, Mitra nacque da una roccia (per questo viene definito petrogenito), con in mano una fiaccola e un coltello. È spesso associato al sole poiché secondo il mito strinse un patto di alleanza con esso. Questo è dato dal fatto che il sole in quanto tale, sorgendo dietro le montagne della Persia, sarebbe il punto di origine della vita, accanto ovviamente all’operato della terra e, quindi, le pietre sono come figure materne. Tra l’altro, in diverse credenze di epoche diverse (a partire dai Severi agli imperatori del quarto secolo), fra i militari e gli aristocratici si parlava di Mitra sol invictus, ovvero “Mitra sole vincente”. Il culto del sole era centrale in queste usanze, poiché era simbolo del potere assoluto, insuperabile e invincibile. Tale concezione era stata bocciata in passato, in Grecia, poiché erano già presenti Apollo ed Elio per il culto del sole, ma venne accettato successivamente in Oriente e poi a Roma.

Non per nulla, un altro punto di contatto è di certo il cristianesimo. Spesso la raffigurazione di Cristo era dipinta con un’aura raggiante, di luce solare, dalle spalle, che sicuramente rimanda a delle rappresentazioni del dio orientale che è possibile osservare in alcune sculture. In aggiunta, possiamo considerare il ruolo del rito sacrificale o dell’importanza della grotta come presagio di morte, oppure il 25 dicembre, che per il mitraismo era il giorno di nascita del sol invictus, come analogie fra i due culti. Inoltre, i seguaci di Mitra consumavano pane e vino insieme, spesso e volentieri utilizzando il termine “agape”, esattamente nelle stesse modalità replicate nel cristianesimo. Tuttavia, le differenze sono comunque sostanziali: nel mitraismo si sacrificava un toro, nel cristianesimo un agnello; il mitraismo escludeva le donne ed era principalmente un culto chiuso, al contrario del cristianesimo che accoglie nuovi fedeli e permette la professione anche alle donne.

Oltretutto, storicamente, nella loro pulizia religiosa, i cristiani utilizzavano i templi mitrei come basamento di costruzione per le loro chiese. L’esempio più celebre è la chiesa di San Clemente a Roma, che presenta quattro strati di costruzione. Il più inferiore, che risale ad una domus aurea del primo secolo, seguita da uno strato successivo, a cui corrisponderebbe la descrizione di un mitreo. E, infine, gli strati costitutivi della chiesa effettiva. Genericamente, i mitrei potevano accogliere una cinquantina di persone ed erano a pianta rettangolare, con all’incirca una ventina di panche in marmo su cui accomodarsi.

Mitra viene individuato come dio dell’amicizia e dei contratti. Garantisce i patti e protegge i giusti. È pertanto un dio garante. A testimonianza di ciò, scambiarsi una stretta di mano era uno dei simboli tipici dei fedeli (pratica anch’essa rimasta nel cristianesimo).

La sua figura è quella di un giovane uomo, dall’abito rosso, talvolta stellato, e sul capo un berretto frigio, nell’atto di uccidere un toro, evento estremamente importante per la religione. Il fatto che vi siano delle stelle sul suo manto è un riferimento al suo essere associato anche allo zodiaco. Il berretto ritornerà nel 1700 come simbolo della rivoluzione francese, nonché anche in età contemporanea nei puffi (se pensiamo al cappello di grande puffo, esso corrisponde proprio a quello di Mitra).

Sebbene molti autori tendevano a scrivere libri, poesie e opere su gli dei (pensiamo ad Apuleio e l’asino d’oro), su Mitra le fonti scritte non sono moltissime. Questo perché si tratta di un culto iniziato, di forma chiusa, di interesse solo dei propri adepti. Parlare delle pratiche e dei rituali al di fuori dei luoghi preposti era considerato un atto impuro e gli adepti potevano non solo rischiare di essere esiliati, ma anche di venirne uccisi dagli alti capi della religione. Tutto ciò indicherebbe quasi un comportamento tipico di una setta ma, se pensiamo che queste credenze erano diffuse dall’impero romano, passando per Algeria, Turchia e parte dell’Arabia, sino alla Persia, potremmo invece parlare di una religione che ha sfiorato l’assolutismo ideologico.

Gli apologeti che difendevano la chiesa cristiana durante l’umanesimo citarono il mitraismo fra le correnti eretiche che essi demonizzavano. Non a caso, lo definirono castra tenebrarum, ovvero dal latino che letteralmente significa “accampamenti delle tenebre”, designando i luoghi di culto che avvenivano in delle grotte. Pertanto si intuisce che fossero dei culti ipogei, ossia sotterranei e celati agli occhi di tutti. Questi luoghi segreti spesso erano, infatti, caverne che simboleggiavano il luogo del rituale e del sacrificio, riferendosi all’uccisione del toro. Tali luoghi erano chiamati mitraei e il loro raggiungimento era conosciuto solo dagli adepti.

L’iniziazione era la parte centrale della religione, ed era occulta e gerarchica: erano previsti sette gradi di importanza nella scala di supremazia, con al culmine le figure del messaggero e del padre, considerato “il padre dei capi”, cioè una guida spirituale che sovrastava tutti gli altri, all’interno del culto.

In definitiva, possiamo dire che il mitraismo è uno dei culti più antichi e misteriosi che attraversarono la Persia sino a Roma influenzando addirittura il cristianesimo e divenendo il fondamento per molti simbolismi teologici che sopravvivono ancora oggi.

di Mattia Carlucci

Sono uno studente di Storia dell'Arte di Lecce, con laurea al DAMS e ho la grande passione per le civiltà antiche. Scrivo articoli per Metasud su diverse storie mitologiche, aneddoti storici ed interviste a giovani ragazzi del Sud. Gestisco anche un canale Youtube chiamato "La Landa del Sole" dove parlo di giochi di ruolo e mondi fantasy. Credo fermamente nel progetto editoriale e spero che il mio amore per la scrittura sia un valido alleato alla causa.

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