Una penna si sveglia a mezzogiorno tutta scazzata, reduce da una notte insonne, e decide che è il momento di deformare la realtà che la circonda. È una penna che non vuol sentir ragioni, dice le cose che non puoi dire davanti a tutti.
Quadretti ospita ciò che le passa per la testa, anzi soprattutto per lo stomaco. In questa rubrica si sorriderà, si storcerà il naso, si lavorerà d’immaginazione. Tutto questo in letture che vi ruberanno sì e no un paio di minuti. Pronti?
Cancelletto trentuno cancelletto. Un respiro più lungo e ridacchiare intorno. Esitare ancora. Sei stupida? Chiama. Pronto? Una mano davanti alla bocca per soffocare le risate. Nica sibila che si sente il suo respiro ed è bello pure il suo respiro. Non lo so, è bello e basta. Taci. Sono esplosi i pop-corn in padella e il film non è stato ancora scelto. L’aria effonde acqua profumata alla vaniglia e acetone. Forse questa è la serata giusta per dirglielo, è il momento di dirglielo, non dobbiamo avere segreti tra noi, eppure qualcosa mi dice di tenermelo per me, perché Sara – soprattutto Sara – è più sicura, più sfacciata, tutto più. Ragazze, c’è puzza di bruciato, spegnete tutto. Le risate, il cicaleccio, lo starnazzare mi impediscono di concentrarmi, il silenzio mi farebbe avvertire la mia presenza fisica, il mio battito cardiaco, invece questa barriera di rumori rende impenetrabile il pensiero. Ho scoperto poco fa che Nica ha iniziato a fumare e la cosa mi ha resa tristissima, la giudico. Chi fuma è scemo, non riesco a pensarla diversamente. È scemo, brutto e cattivo. È uno che se la va a cercare. Stai sicuro che non gli succede niente, poi. Io invece cerco sempre di comportarmi bene, presto attenzione. Tenere gli occhi aperti non ti salva perché non puoi averli dappertutto, ne hai solo due, dice nonno e ha ragione, infatti non mi ha salvata, la malattia è arrivata lo stesso. È dentro di me e non se ne va. Non lo dirò a nessuno, però, perché non voglio farle preoccupare, a quindici anni non si pensa a queste cose brutte. Sono problemi dei grandi, e noi vogliamo diventare grandi per prendere la patente e mettere i tacchi alti. O glielo dico? Non lo so. Ci sono cose più importanti al momento. Vieni qui, vieni a metterti lo smalto! Che fai là sul divano? Vieni! E ora come glielo dico. C’è ancora puzza di bruciato, ragazze apro la finestra perché non si respira. Non respiro perché è a me che manca il fiato, devo raccogliere tutto il coraggio che è sedimentato nelle viscere e sputare il rospo, è troppo importante, non possono vivere all’oscuro. Sono già passati un po’ di mesi, il passo avanti va fatto, mi tocca, sono mie amiche. E come glielo dico, non so. Lo devo dire a tutte, poi, sono tutte qui. Che colore vuoi? Un bel rosso o blu notte? O meglio nero, che è più invernale? Sono tutte lì che fanno cadere i pop-corn sul tavolo e a terra perché ne prendono un pugno, inclinano la testa e se lo buttano in bocca, ma qualcuno straborda sempre e così facendo ne butteranno via la metà. Ragazze, devo dirvi una cosa importante. Eccolo il silenzio, ora non sono più sicura di volerlo. Sono delle oche ma quando ce n’è bisogno diventano solenni. Dicci tutto. È da un po’ di tempo che volevo liberarmi di questo peso, ora sta diventando troppo, sinceramente. Falla breve, su. Sì, non ti preoccupare, basta che lo dici. È qualcosa di grave? Sì e no, insomma. È qualcosa che va avanti da diversi mesi, non ho mai trovato le parole e il momento giusto per dirvelo, ma ci tengo alla nostra amicizia ed è giusto mettervi al corrente. Anche perché ci penso spesso, è un pensiero davvero ricorrente. Okay, va bene. Di che si tratta? Ora giuro che ve lo dico. Prendo un bel respiro. Respiro ancora, mi guardo intorno. Ma il film lo abbiamo scelto? Spara! Che aspetti? Okay, okay, la faccio breve. Allora. Mi piace Federico, quel Federico. Il Federico di Sara. Non arrossisco più.

